Rete Nogesi: “In Italia la GEOTERMIA non ha più il consenso dei territori

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Riceviamo e pubblichiamo(*)

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“Dopo l’esplosione della vicenda Amiata, la geotermia in Italia non ha più consenso sociale nei territori (il problema non è mettere i filtri AMIS, ma cambiare tecnologia!)”

Il governo rimanda di mese in mese la riforma del settore votata all’unanimità dalle Commissioni parlamentari. In questo quadro senza regole la Giunta Toscana boccia la geotermia a Seggiano e i suoi uffici, in un territorio di analoghe caratteristiche, “promuovono” le trivellazioni a Monte Labro (Cinigiano) addirittura – per la prima volta – senza effettuare la usuale procedura di VIA. La Regione corre ai ripari facendo capire che la Giunta in seguito potrebbe bocciare tale decisione. Del resto è già successo a Seggiano: gli uffici formulano un parere positivo di compatibilità mentre la Giunta regionale boccia l’impianto con la motivazione, buona per tutte le stagioni, che approvare un progetto o negarlo è “un atto di natura politico –amministrativa che comporta la ponderazione e mediazione di interessi pubblici diversi, quali la tutela dell’ambiente, il governo del territorio e lo sviluppo economico”, nonché “l’utilizzazione razionale delle risorse naturali in ossequio al principio di sviluppo sostenibile”.

In Umbria e nel Lazio le Giunte regionali sono alla prese con l’approvazione o meno degli impianti sulla piana dell’Alfina (Castel Giorgio e Torre Alfina). Il consiglio regionale dell’Umbria ha posto in approfondimento una mozione che chiede alla Giunta regionale di bocciare l’impianto di Castel Giorgio e di intervenire presso la Giunta del Lazio per bocciare l’altro impianto confinante di Torre Alfina. Del resto nelle due Regioni ben 25 sindaci e consigli comunali si oppongono alla geotermia sullo stupendo altopiano dell’Alfina. Anche in Campania i sindaci sono in prima fila contro le perforazioni nell’area dei Campi Flegrei. Contro questa assenza di regole che valutino fino in fondo e con responsabilità l’opportunità di continuare a incentivare la costosissima energia elettrica prodotta da impianti geotermici inquinanti (anziché produrre calore di cui siamo deficitari e di cui eventualmente la geotermia – con le applicazioni a bassa entalpia – potrebbe essere particolarmente votata), la sperimentazione di impianti che – non muovendo fluidi – riducono fortemente l’inquinamento ambientale (tipo i BHE), le “linee guida” che tutelino veramente i territori, che identifichino le aree potenzialmente sfruttabili, che prevedano il pieno coinvolgimento  della amministrazioni e delle popolazioni locali nel processo decisionale favorendo l’applicazione del principio di precauzione, contro un Governo che tace, sperando forse che le Regioni risolvano le problematiche poste dalla estesa opposizione alla geotermia allo scopo di “ridurre” la portata della riforma a cui il Parlamento lo ha chiamato ad intervenire, non ci resta come Rete Nazionale NOGESI che sostenere e sviluppare le lotte territoriali delle popolazioni ed amministratori locali contro quella che una interessata campagna di speculatori in erba chiama la “buona geotermia”.

La Rete Nazionale ha avanzato sin dal 15 ottobre le sue proposte tecniche e politiche e le ha presentate a Roma in Parlamento il 5 novembre, passando dalla protesta alla proposta. Ora è il tempo – di fronte all’inazione del Governo – di tornare nelle piazze, sollecitando i parlamentari che hanno approvato la Risoluzione a chiedere conto al Governo perché vengano rimosse le cause della sua inazione e si proceda verso la riforma del settore, coinvolgendo il mondo delle associazioni, i comuni e le Regioni. Le prime iniziative dell’anno 2016 contro la geotermia elettrica, speculativa e inquinante: domenica 10 gennaio 2016 assemblea a Monticello Amiata ore 17 (al “Teatrino”) contro la decisione degli uffici regionali su Monte Labro; iniziative sono in programma a Viterbo, Perugia (Consiglio Regionale Umbria) e Roma (Consiglio Regionale Lazio). (*NOGESI – Rete Nazionale contro la Geotermia Inquinante e Speculativa).

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