Geotermia, intervista a Enrico Coppi

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Sulla tua pagina Facebook hai auspicato un referendum per capire la posizione dei cittadini di Abbadia sulla (spinosa) questione della geotermia. Da dove nasce questa esigenza?

A fronte di un quadro politico, sostanzialmente compatto sul fronte del NO, almeno a questo modello di sfruttamento geotermico, sempre più spesso, constato nella popolazione badenga un’articolazione di posizioni molto più variegata, che non “trova voce” nelle posizioni ufficiali ma “echeggia” nei corridoi. Posizioni discordanti, frutto – a mio avviso – di un’informazione frammentata e “così discordante” da rendere tutto opinabile. Un argomento per tutti: la salute della popolazione nelle aree geotermiche. Quali sono i dati attendibili: quelli istituzionali o quelli dei movimenti ambientalisti? Le valutazioni successive non sono certo neutre per prendere una decisione in merito. Allora, prima di promuovere una corretta campagna d’informazione, propedeutica al referendum, riterrei indispensabile ottenere dalla Regione Toscana, una Valutazione d’impatto sulla Salute, proprio perché i cittadini possano essere parte attiva nel modello di indagine e affinché i dati a disposizione siano attendibili per entrambe le “parti in campo” (Comitati e Enel/RT). Solo dopo aver chiarito il livello d’impatto sanitario (e ambientale) dell’attività geotermica, si può proporre altre valutazioni di tipo economico, finanziario, occupazionale, culturale ecc. Comunque, attraverso un coinvolgimento diretto dei cittadini, contemplando tranquillamente la possibilità di attivare lo strumento referendario. Se fosse acclarata la supposta insalubrità delle emissioni geotermiche, personalmente non vedrei gli estremi per nessun’ulteriore riflessione, se non attuare tutti gli strumenti di pressione politica per fermarla: in primis l’uscita dall’Unione dei Comuni, se non dovesse modificare la posizione “filogeotermica”.

Secondo la legge in vigore un referendum comunale sarebbe improponibile nei sei mesi precedenti e nei sei successivi allo scioglimento del consiglio comunale. Sempre per la legge di cui sopra il referendum può essere indetto in seguito alla richiesta di almeno un decimo degli elettori iscritti nelle liste comunali. Se ne riparla fra un anno? Credi che ci siano tanti richiedenti?

Una risposta unica. In base al ragionamento precedente, anche se fosse possibile, accorpare il referendum alle elezioni amministrative (e concordo sull’inopportunità) non riterrei che sarebbe di alcuna utilità, senza aver precedentemente acquisito le informazioni derivanti dal VIS. Su cosa si sarebbe chiamati a decidere, su impressioni, paure o false certezze? No, credo che occorra uno step intermedio, ci sono ancora troppi dubbi sulle conclusioni dell’ARS (stile di vita?) e sull’attendibilità di quel metodo scientifico. I referendum sui Beni Comuni ci hanno insegnato che i nostri concittadini, se informati correttamente, si fanno coinvolgere volentieri, tanto più su un argomento “vitale” come la geotermia. Sono certo che, attraverso un lavoro collegiale delle forze politiche e sociali, l’obiettivo delle 600 firme sarebbe raggiungibile.

Qual è la tua posizione – e quella del PD ala renziana, di cui fai parte – riguardo la geotermia?

Il Pd, dallo “strappo” sul Protocollo d’Intesa in poi, ha una posizione “consolidata” su questo argomento ed è stata ribadita con chiarezza, nel maggio scorso, attraverso il documento unitario dei gruppi consiliari. Ovviamente, l’epoca del “pensiero unico” é finita da decenni e, all’interno di un grande partito, penso che esistano posizioni diverse, anche in contrasto fra loro. Invece, per quanto concerne, le “ali” renziane non mi risulta che ci sia una posizione ufficiale, anche se dal pourparler nel gruppo Abbadia per Matteo, emerge una certa preoccupazione sull’attuale modello di sfruttamento geotermico.

Quali sono, a tuo avviso, gli elementi positivi e quelli negativi legati all’utilizzo di questa energia?

Gli elementi negativi sono evidenti: impatto visivo, olfattivo e ambientale. Poi, c’è tutta la partita aperta sull’interazione con la falda acquifera, sia in termini di riduzione che di inquinamento. Ultima, non certo per importanza, la grande preoccupazione sull’implicazione fra le emissioni geotermiche  e la salute delle popolazioni residenti. D’altro canto, le potenzialità potrebbero essere enormi in diversi settori: vivaistico, artigianale, turistico. Senza nascondersi, le royalties derivanti dalla presenza delle centrali, in un quadro di progressiva riduzione delle risorse pubbliche.

Saresti favorevole sia all’alta che alla bassa entalpia?

Alla bassa entalpia, certamente sì.  Sull’alta, dipende da molte variabili, in linea di massima si, ma se il modello di sfruttamento è quello conosciuto in Amiata, non sarò mai favorevole.

Mettiamo, per ipotesi, che la maggioranza dei cittadini di Abbadia fosse contraria all’utilizzo della geotermia (vedi comitati e liste civiche formatesi proprio in virtù di questa lotta). Non credi che potrebbe essere un autogol proporre questo referendum in vista delle elezioni?

Un autogol? Per chi? Comunque, no. Quando i cittadini  hanno la possibilità di essere ascoltati non è mai un autogol, ma è la vittoria della democrazia.

 

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