Appunti dal Piccolo Chiostro: il senso della Quaresima

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di Carlo Prezzolini
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La sapienza dell’anno liturgico è tesa a collegare il tempo della vita, che ha l’anno come unità di misura, al Mistero di Dio rivelato dalla santa incarnazione del Signore. Oggi questa sapienza non viene quasi più compresa perché viviamo sempre più centrati nell’attimo fuggente del presente e – noi cristiani – rischiamo di vivere l’anno liturgico come una ennesima ripetizione. Per questo mi sembra indispensabile pormi e porvi la domanda sul senso di questa nuova Quaresima: che vuol dire per me questa 63° Quaresima che vivo? Che vuol dire per ognuno di voi?
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Per comprendere il senso della quaresima dobbiamo partire dal battesimo del Signore, evento che ci fa comprendere che Messia vuole essere il Cristo: si mette in fila con l’umanità, solidale fino in fondo con noi, fino ad accogliere i nostri limiti umani (escluso l’adesione al male), fino ad accogliere il nostro limite più grande e più tenebroso, la morte. Gesù muore solidale con noi che abbiamo una vita umana limitata negli anni perché la nostra morte sia illuminata dalla sua risurrezione, promessa di una nuova vita, per noi, nella Casa del Padre. Dopo il battesimo Gesù viene condotto dallo Spirito santo nel deserto, dove vive la sua quaresima nel digiuno e nell’intimità col Padre che nel battesimo lo ha rivelato come “il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Matteo 3,17). Nel deserto il divisore, il diavolo lo tenta per mettere in crisi la sua scelta di Messia sconfitto perché solidale pienamente con noi (Matteo 4,1-11).
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La Quaresima dell’anno liturgico ha questi eventi come riferimento. Per noi è un tempo di conversione, mai uguale perché la nostra vita non si ripete mai, nonostante le apparenze. Il mercoledì delle ceneri, inizio del tempo quaresimale, leggiamo un brano dal Vangelo di Matteo (6,1-6.16-18), preso dai discorsi di Gesù che commentano le “Beatitudini”: Gesù ci invita all’elemosina, alla preghiera e al digiuno. Che vuol dire per la mia vita conversione? Cosa vogliono dire elemosina, preghiera e digiuno oggi? Io sono cristiano ma ho sempre la necessità di  convertirmi, di ritornare a Dio, di seguirlo nel comandamento dell’amore per Lui, per me stesso, per gli altri e per il creato. In questa prospettiva l’elemosina non è un dare semplicemente ma è scoprire la vita come dono che ci ha fatto Dio e che siamo chiamati a condividere con gli altri, negli aspetti spirituali, culturali e materiali. La preghiera diventa non il ripetere formule ma un colloquio intimo con Dio, che feconda tutta la mia vita.
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Il digiuno diventa una scelta di vita essenziale che porta alla condivisione con i poveri e al pormi verso il creato con rispetto, senza consumarlo. Ognuno di noi ha un suo specifico cammino di conversione che la Quaresima ci invita a riscoprire, a rinnovare, perché diventi stile di vita nostra e delle nostre comunità. Buon cammino quaresimale, con la gioia del Signore che per noi si è fatto uomo, per noi e con noi ha gioito e sofferto, per noi e con noi è morto e per noi risorge, perché possiamo essere sempre con lui nella Casa del Padre. (articolo già apparso su Toscana oggi – Confronto febbraio 2015).
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