“Itinerari del sacro”; via Francigena e altri percorsi amiatini

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di Carlo Prezzolini
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I nostri territori sono particolarmente ricchi  e affascinanti dal punto di vista storico artistico: per secoli, per millenni l’uomo ha rielaborato una “natura storica”, ha costruito insediamenti  ricchi di architetture militari, civili e religiose, operando sempre con una grande sapienza, pensando alle generazioni future. Il fascino di  territori che mantengo una profonda identità storica,  può essere la base di  un nuovo tipo di turismo che sta crescendo anche in Italia, non mordi e fuggi, non di massa ma interessato e attento alle specificità e alle caratteristiche dei luoghi. Insieme, e strettamente connesso con queste, all’agricoltura tipica e di qualità e al recupero di tradizioni artigianali, può creare una nuova economia che ridia nuova vita alle comunità locali, spesso in forte decremento demografico.
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Sappiamo che il Cristianesimo, nella sua ormai bimillenaria storia, ha segnato e fecondato in modo profondo il nostro ambiente, rappresentando una parte fondamentale della memoria storica e ancora dell’identità   attuale delle nostre Comunità. Le diocesi e le parrocchia dovrebbero non solo essere disponibili ma promuovere il nuovo turismo che ricordavo, operando con gli Enti e alle associazioni locali. Impegno prioritario è conservare il patrimonio storico artistico e architettonico delle nostre Comunità, ma anche valorizzarlo, farlo conoscere dal punto di  storico e iconografico. Importanti  potrebbero essere gli “itinerari del sacro”, vie di pellegrinaggio tematiche. La Val d’Orcia, l’Amiata e la Valle del Paglia sono interessate dagli itinerari della via Francigena, strada di origine longobarda riorganizzata dai Franchi, che per secoli è stata la strada di comunicazione più importante fra il nord Italia ed Europa e Roma, dal punto di vista religioso ma anche di scambi commerciali e culturali. La Francigena sta tornando a essere una importante via di pellegrinaggio, a piedi o in macchina; a questa si possono affiancare altri itinerari, a piedi o in macchina anche questi, che nascono dalle specificità delle Comunità. Cerco di proporne alcuni per l’Amiata, la mia montagna, che conosco e che ho studiato da sempre.
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Un itinerario per l’Amiata orientale potrebbe essere sulle presenze monastiche. Si può partire dal Vivo e visitare i resti  dell’antico monastero camaldolese, che la tradizione vuole fondato da san Romualdo agli inizi dell’XI secolo: nel centro il monastero è stato inglobato del palazzo dei Conti Cervini, costruito su iniziativa, e sembra anche su progetto, del cardinale Marcello Cervini, il futuro papa Marcello II, nella prima metà del 1500. Come tutti i monasteri camaldolesi,  aveva anche l’eremo, di cui rimane la piccola chiesa romanica alle sorgenti del  Vivo, in un affascinante ambiente ai confini fra i castagneti e le faggete. L’itinerario prosegue per l’Ermeta, eremo del monastero di San Salvatore, che custodisce un antico Crocifisso ritenuto miracoloso. Poi si va nel paese di Abbadia e si visita l’abbazia del Santissimo Salvatore, ente di sviluppo e di evangelizzazione di un grande territorio fondato nella metà del 700 dai Longobardi, che della sua gloriosa  storia conserva la chiesa protoromanica, consacrata nel 1035, con una stupenda cripta. Particolarmente affascinante è il Crocifisso trionfante sulle morte.
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L’itinerario prosegue nelle chiese monastiche di Piancastagnaio, la pieve di Santa Maria Assunta e la Madonna di San Pietro e nella pieve di Radicofani. Un altro itinerario riguarda gli insediamenti francescani, di cui l’Amiata è particolarmente ricca: Radicofani aveva due conventi, uno dentro le mura, documentato dalla chiesa di Sant’Agata, e uno fuori le mura, di cui restano importanti testimonianze. Piancastagnaio conserva il convento dei Santi Bartolomeo e Francesco e, verso il Saragiolo, il Leccio delle Ripe, dove secondo la tradizione trovò riparo san Francesco. Anche Santa Fiora è ricca di insediamenti francescani: il convento della Trinità alla Selva e il convento delle cappuccine nel centro storico.
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Un altro percorso potrebbe riguardare le opere dei Della Robbia: le chiese di San Pietro e di Sant’Agata a Radicofani hanno quattro pale ed una statua di questa scuola, e ricca di terrecotte è anche la pieve di Santa Fiora. Sono due delle raccolte più belle e numerose delle opere della famosa scuola umanistica fiorentina. Sono anche gli unici centri di arte fiorentina nel territorio dell’antica Repubblica di Siena: Radicofani deve questi oggetti all’influsso culturale della Francigena, Santa Fiora alla presenza dei nuovi conti Sforza, succeduti agli Aldobrandeschi, famiglia di vasta cultura.
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Foto/copertina: Abbadia San Salvatore, chiesetta dell’Ermeta

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