Pian della Piscina e altri percorsi affascinanti Viaggio nei sentieri dell’Amiata

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prima

di Irene Mazza

Il bosco amiatino nasconde luoghi incredibili e ancora incontaminati. L’occhio sensibile può poggiarsi su massi erosi dal vento e dalla pioggia da migliaia di anni. Luoghi dove perdersi in un atavico sentire, per assaporare l’odore di humus, passare la mano su cortecce di faggi e castagni secolari, rugosi e schietti, arrampicarsi su scogliere che salgono alte fin sopra le chiome degli alberi circostanti e osservare la bellissima valle che circonda questo vecchio vulcano.

Vi sono moltissimi sentieri a quote diverse e un anello che circonda l’intera montagna. Moltissimi sono i tratti poco conosciuti, privi di segnaletica ed estremamente suggestivi. Luoghi frequentati solo dai fungaioli o dagli appassionati camminatori. Uno dei sentieri più affascinanti è quello che ha inizio a Pian della Piscina e sale fino in vetta, proprio dietro la “Madonna degli Scout”.
Percorrendo la strada provinciale che porta alla vetta, circa 4,5 km, dopo il Secondo Rifugio è presente uno svincolo a sinistra. Imboccata la strada, dopo pochissimi metri a destra si trova una piazzola dove lasciare l’auto.

Siamo a Pian della Piscina, luogo particolarissimo: un tempo seconda bocca di sfiato del vulcano, oggi è una piccola zona pianeggiante contornata da un rigoglioso bosco di faggi che delimita i contorni. Qui ristagna l’acqua durante le piogge autunnali, o in primavera con lo scioglimento delle nevi, creando un piccolo laghetto.

Il paesaggio in presenza d’acqua o di neve è estremamente suggestivo. Una volta attraversata la zona pianeggiante, in questo periodo priva d’acqua, ci si
secondasposta a destra percorrendo una leggera salita che si addentra nel bosco. Poco dopo, a sinistra sarà ben visibile un cippo con un segno rosso che indica l’inizio del sentiero denominato Scalettaia. Non c’è pericolo di perdersi poiché ogni cento metri si troverà la segnaletica. Nell’ultimo ripido tratto invece è stata costruita una staccionata che agevola il cammino, altrimenti scosceso e pericoloso.

Si tratta di poco meno di un chilometro con un dislivello però piuttosto pronunciato di circa duecento metri, tutti concentrati nell’ultimo tratto del sentiero che è anche il più interessante dal punto di vista paesaggistico.

Durante i primi tornanti in salita, osservando il bosco circostante, si può notare come la vicinanza tra un faggio e l’altro vada via via aumentando e i rami siano sempre più nodosi e fitti. Dopo 250 mt circa dall’avvio del sentiero si giunge a una zona pianeggiante, dove lo sguardo può poggiarsi sui primi gruppi di massi. 

Con gli occhi rivolti verso l’alto si avrà l’impressione di trovarsi all’interno di una grande e alta cattedrale verde, sulla cui volta un abile artigiano sembra avere scolpito una fitta trama di rami nodosi, armoniosamente intricati l’uno con l’altro.

Procedendo oltre, il tratto pianeggiante lascia il passo all’inizio della vera salita; qui la staccionata guida il cammino fino alla vetta.

È proprio questo il punto più affascinante dell’intero sentiero. In ogni stagione sarà possibile godere di una vista insolita. Ovunque si posi lo sguardo si noteranno faggi dalle forme più improbabili cresciuti sul ripidissimo pendio e appoggiati l’uno sull’altro, stretti a contrastare il freddo dell’inverno che quassù raggiunge temperature estreme.
quartaAnche i massi, apparentemente in equilibrio precario, contribuiscono a creare un paesaggio mozzafiato: su alcuni di essi infatti sono nati e cresciuti faggi, oggi alti e rigogliosi, che hanno adattato la forma dei lori tronchi alle intercapedini esistenti tra un sasso e l’altro. Il legno delle cortecce apparirà quasi plastico.

All’altezza della seconda curva in salita, chi lo desideri – purché armato di un buon paio di scarpe, e di una buona dose di equilibrio -può addentrarsi un poco nel fitto del bosco. Occorrerà prestare molta attenzione poiché basteranno pochi passi per ritrovarsi in bilico su rocce molto alte, separate l’una dall’altra da profonde voragini.

La fatica però sarà ripagata dalla vista di una foresta aspra e selvaggia che inizialmente ci farà sentire erroneamente distanti da essa, estranei, quasi usurpatori della sua eterna quiete ma, per usare le parole del Poeta: Sedendo e mirando interminati spazi al di là di quella, sovrumani silenzi e profondissima quiete, nel pensier - ci meraviglieremo - ove per poco il cor non si spaura.

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Foto: ir.m.

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