“Miciarello e Gualdrada o il racconto della Postilla Amiatina”; intervista a Claudio Contorni

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di Chiara de Franceschi

ABBADIA SAN SALVATORE (SIENA) Abbiamo intervistato Claudio Contorni, autore di “Miciarello e Gualdrada o il racconto della Postilla Amiatina”, pubblicato da Effigi. Il libro sarà disponibile a Roma alla manifestazione “Più libri più liberi”, dal 4 all’8 dicembre all’Eur-Palazzo dei Congressi. Lo troverete anche presso tutte le librerie della zona amiatina e, su richiesta, presso tutte le librerie del territorio nazionale.  

Di cosa parla il libro?

La Postilla Amiatina, inserita nel 1087 dal notaio Rainerio in un atto di donazione, è uno dei primi esempi di passaggio dal latino al volgare. Ma chi erano i soggetti della donazione e quale la loro storia? E quali, soprattutto, gli eventi che portarono a redigere l’atto? Miciarello, figlio dell’oste di Callemala, dopo l’incontro e i consigli di un menestrello, inizierà un percorso avventuroso che diventerà piano piano anche una presa di coscienza.

Com’è nata l’idea?

Utilizzando l’assonanza fra “ribat” e “rebottu”. Quest’ultima parola, che fa parte della Postilla Amiatina, viene interpretata come ‘ribaldo’. Pur non opponendomi all’interpretazione ufficiale (che comunque sembra rimanere incerta), ho semplicemente giocato sul termine per scrivere un romanzo che ricostruisse, seppure in maniera fantastica, un pezzo della storia del mio paese. Quindi ribat, pronunciato rebottu “come ormai dicevano tutti al Castel di Badia” è principalmente una libertà che mi sono concesso e, se devo dire la verità, alla fine del mio lavoro, ho quasi pensato che le cose potessero essere andate davvero come avevo scritto. Ma questo fa parte certamente dell’immedesimazione di ogni scrittore con il proprio lavoro. Ho voluto ricostruire e rivedere i luoghi, frugare fra i sentimenti delle persone, ricreare situazioni che si muovessero comunque nel contesto storico. Alcuni degli avvenimenti vissuti da Miciarello sono realmente accaduti così come molti personaggi sono realmente esistiti. Ho voluto anche costruire una piccola leggenda sulla nascita delle Fiaccole perché ho ritenuto, all’interno del racconto, che un avvenimento così importante meritasse una nascita e una storia.

È il tuo primo libro?

Prima di questo racconto ho scritto un saggio che propone l’ipotesi della presenza dell’Ordine Templare ad Abbadia San Salvatore, nel quale ho dato una mia interpretazione su alcuni simboli presenti nella cripta dell’Abbazia.

In generale, come vedi il mondo dell’editoria? Quanto è difficile, secondo te, aprirsi una strada in questo campo?

Non sono in grado di parlare del mondo dell’editoria non conoscendolo a fondo. Vedo però che ci sono da tempo molte piccole realtà editoriali che non sempre hanno vita facile ma che si impegnano, spesso anche con buoni risultati. Ne è prova la manifestazione ‘Più libri più liberi’ che si terrà proprio fra pochi giorni a Roma e che è arrivata al quattordicesimo anno di vita.

Quale consiglio daresti a chi inizia a scrivere, e magari vorrebbe pubblicare qualcosa?

Scrivere, come ogni arte, ha bisogno di passare dal cuore prima che dalla mente. Se uno sente il desiderio di scrivere, che sia una poesia, un romanzo o qualsiasi altra cosa, lo deve fare per soddisfare prima di tutto un suo bisogno interiore e anche per confrontarsi con se stesso. Spesso quest’ultimo processo porta anche a capire che forse non siamo tutti degli Alighieri o dei Camilleri, tanto per restare nei nostri confini, come forse avevamo creduto o avremmo desiderato. Ci presenta però una dimensione di noi stessi non meno importante di quella che avevamo sperato perché più vera e con la quale possiamo riprendere, senza sovrastrutture, ad affrontare nuovi lavori. Credo che oggi più che mai ci sia bisogno di trovare o ritrovare se stessi, di sensibilità e di ricerca della Bellezza e dell’Armonia. Per questo ritengo che tutte le arti siano da coltivare e da incentivare, nessuna esclusa e quindi il mio consiglio è quello di intraprendere senz’altro questo percorso.

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Commenti

2 commenti a ““Miciarello e Gualdrada o il racconto della Postilla Amiatina”; intervista a Claudio Contorni”

  1. simone pierallini

    ascoltare Claudio è sempre piacevole perché è una scoperta continua che parte da un atteggiamento umile connaturale ma da cui zampilla cultura e umanità senza il benché minimo accenno di esibizionismo o leziosità: aspetto di trovare il suo primo libro con la convinzione di vivere, leggendolo, nuove e inaspettate emozioni, quelle che si rivelano nel silenzio della lettura e che sfuggono anche ad una amicizia di vecchia,vecchia data.

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  2. simone pierallini

    Impressioni a metà percorso:
    una prosa fluida, un intreccio intrigante, riferimenti storici e culturali che stimolano domande e la voglia di ricerca, un linguaggio semplice ma con ricercatezze rare e per questo veri interludi culturali.
    La presentazione dei luoghi e dei personaggi non è mai caotica, anzi in ogni ambiente troviamo al massimo 1 o 2 nuovi personaggi che vengono fatti agire a sufficienza per diventare familiari evitando il caos nella mente del lettore.
    La ricerca psicologica è attenta e ben costruita così che il tutto risulta ben collocato nel tempo e nel mondo socio-culturale: in questa ampia visuale trovano spazio riflessioni morali, personali e sentimenti di rara delicatezza.
    Infine il ritmo e la musicalità dei capitoli richiama la struttura armonica de “la forza del destino” di Verdi: un inizio squillante cattura l’attenzione per poi dilatarsi fino ad un sereno zampillio per poi richiamare con note più decise all’attesa del nuovo o di un ritorno importante spingendo così ad immergersi nei capitoli successivi.
    Il tutto è talmente verosimile da provocare un suggerimento ed una proposta: per la prossima edizione correderei il testo con piccole cartine e disegni dei luoghi (semplici,piccole,rigidamente in bianco e nero) utili e piacevoli per quei lettori che conoscano poco il territorio di Abbadia e dintorni… La proposta è rivolta all’Amministrazione Locale: come farsi sfuggire la ghiotta occasione per creare un percorso basato sul libro con stimoli territoriali, storici, tradizionali, culturali e culinari che permettano di di “leggere” il libro sul posto ripercorrendo luoghi, ambienti, documenti; studiando un percorso di un giorno per i più frettolosi o svolto in più giorni per gli altri: insomma creare una sorta di turismo di lettura-conoscenza-apprendimento-incontro-contatto… una sorta di immersione nel paesaggio, nelle tradizioni, nei recessi culturali di cui Abbadia è colma e che stimola a voler toccare, odorare, respirare, sentirsi dentro…

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