Grandi uomini dell’Amiata; Baldassarre Audiberti, l’“Omo Bbonu”

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di Antonio Pacini 

Anno 1846. Si aggira per la montagna uno strano personaggio proveniente da chissà dove. C’è chi dice che un tempo era vescovo scismatico francese, chi lo riconosce come generale napoleonico pentito, per altri è solo un pazzo; molti lo dicono “santo”. Sua abitudine è quella di piantare croci a bordo delle strade e in altri posti per motivi che sa lui. La barba è incolta e brinata, le vesti lacere. Lo chiamano tutti l’Omo Bbonu ma il suo vero nome è Baldassarre Audiberti. Chi era costui? Sappiamo che nacque a Vercelli e che girovagò per ben 60 anni tra Toscana, Umbria e Lazio edificando croci come penitenza; fu sull’Amiata poco prima del 1840 e nel 1846 lasciando tracce del suo passaggio sia a Arcidosso che a Abbadia San Salvatore. Si devono a lui le croci oggi sostituite della “Pizzicaiola”, della “Strada Vecchia di Piano”, della “Madonna del Castagno” e del “Colle”, le quali una volta erano tutte in legno. In realtà ne esiste un’altra nel territorio di Abbadia, sconosciuta ai più, risalente a quel periodo e tutt’oggi in legno. Si tratta della “Croce Di Bargiacca” nel mezzo del bosco al confine coi faggi. Sulla pietra in cui è incastonata c’è scolpita la data 1847. Per arrivarci è necessario percorrere un sentiero molto impervio e ripido in quanto si tratta forse di uno dei luoghi più isolati della montagna. Dal nome della Croce possiamo facilmente carpire una somiglianza con quello del nostro Baldassarre e anche la data corrisponde al periodo in cui egli frequentava la zona. Come già detto in realtà la sua presenza è attestata all’anno prima, ma questa croce dovrebbe indurci a ricrederci che rimase più tempo di quanto sappiamo dalle fonti. La devozione per l’Omo Bbonu fu grande -tanto che ne parla anche il naturalista e scrittore Edward Hutton nelle sublimi pagine dedicate al nostro paese- da investirlo della fama di guaritore contro malattie e spiriti maligni. Ma perché edificare una Croce in un luogo tanto scomodo e inaccessibile? Forse per pura penitenza o forse perché in certi posti il confine con l’Alto Regno è più sottile. A titolo di curiosità, c’è ancora qualche devoto che silenziosamente porta fin lassù un lumino, sostituendolo periodicamente. Alcune delle informazioni contenute nell’articolo sono state riprese dal libro “Una finestra aperta su Abbadia” di Lauro Romani

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Copertina: “Baldassarre Audiberti nell’atto di adorare la SS. C. E procissione l’anno 1841″

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