Giannelli e il doppiopesismo dei laicisti al pomodoro

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di Jori Cherubini 

Una famigliola italiana ritorna dalle vacanze. Una volta a casa fa una scoperta singolare: l’abitazione è stata occupata da un gruppo di clandestini. “E voi?”, “Profughi!”. Non è l’inizio di una barzelletta. Ma la vignetta di Giannelli apparsa sul Corriere di sabato. Apriti cielo. Sono insorte fitte schiere di rappresentanti del politicamente corretto in salsa al pomodoro. Il noto disegnatore è stato duramente apostrofato con l’intento di farlo magari desistere da quel retaggio da Difesa della razza, il quindicinale di Telesio Interlandi. Razzista! Fascista! Così non si fa! Scandalo! Il disegno, forse non geniale ma men che meno razzista, ai più attenti ha mostrato una doppia chiave di lettura. La prima, va da sé, volta a denunciare il problema delle case occupate abusivamente dai migranti, più o meno clandestini, più o meno terroristi, certamente bisognosi d’alloggio. Un’altra lettura asseconda e un po’ deride le paure, le angosce e gli incubi degli italiani nel periodo di crisi. Lo stesso vignettista sembra avvalorare questa ipotesi: “Il mio intento era prendere in giro chi teme che i rifugiati arrivino a casa sua: la satira è anche paradosso”. Al di là di significato, peso e valenza il nodo riguarda in particolare quel segmento cruciale d’Occidente che si chiama libertà di espressione. Si riempiono bocche, post e colonne di giornali con la suddetta frase e al solito si tira per la giacca settecentesca l’incolpevole Voltaire. La mente torna al dopo Charlie Hebdo. L’abbraccio simbolico tra i leader. Merkel, Netanyahu, re Abdallah e regina Rania, Matteo Renzi e Pier Hollande, uniti a difendere secoli di inviolabile laïcité. Una parata in cui il ricordo delle vittime sembrava rivestire un significato subalterno rispetto alla difesa della libertà. In milioni hanno scritto la frase “Je suis Charlie!”. Siamo tutti Charlie! La realtà è che Charlie spalava tonnellate di letame su papi, hezbollah e rabbini, mentre Giannelli non può scherzare su italiche fobie e clandestini, pena l’implacabile furia laica.

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