Charlie Hebdo. Dichiarazione di guerra all’Occidente. E’ tempo di reagire

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France Newspaper Attack

—P—

di Jori Cherubini

Si parla di 11 Settembre europeo. 12 morti, probabilmente destinati a salire di numero, compresi poliziotti e passanti. Uccisi dall’intolleranza islamista. Dal terrorismo, dal fanatismo imperante. Dall’ignoranza e dalla stupidità che purtroppo abbonda, aumenta di giorno in giorno, devastando il mondo islamico e minacciando le democrazie. Non tutti sono terroristi. Vero. Non bisogna tracimare nel razzismo. Vero. Vero anche che la grande maggioranza del terrorismo mondiale è di matrice islamica. In Francia si sono registrati tre attentati soltanto nell’ultimo mese, sempre al grido di “Allah akbar“. Sempre oltralpe gli attentati vili di Tolosa e Montauban nel 2012 dove morirono 7 persone, fra cui Gabriel, 3 anni, e Aryeh, di 6, piccoli ebrei innocenti e inconsapevoli.

Il terrorismo islamico colpisce praticamente ovunque: in tutto il Medio Oriente; in nord Africa, dove la matrice Boko Haram sta rendendo la vita impossibile a tutte le minoranze; in Israele, che vive costantemente la minaccia dei terrorismi palestinesi e dei paesi confinanti, isolato da tutti e ostracizzato dalla comunità europea. L’Asia, dove in alcune zone l’Islam avanza a macchia d’olio, vietando le altre religioni, sostituendo le chiese con le moschee. Tutto il mondo, o quasi, è a rischio terrorismo, escluse le dittature comuniste come la Corea del Nord, impermeabile, e qualche isolotto del Pacifico. Sono tanti gli arcinemici dell’Occidente, armati fino ai denti, finanziati forse, più o meno consapevolmente, da una parte d’Europa.

Si finanziano con dollari derivanti soprattutto dal petrolio. Cercano consenso in tutto il mondo, anche in Occidente, tramite video che inneggiano ad Allah e all’integralismo, chiamando a sé deboli e disperati. In Pakistan l’attentato di metà dicembre dove i talebani hanno fatto strage uccidendo oltre 140 persone, di cui 130 giovanissimi studenti. In Australia, a Sydney il 17 dicembre; a Ottawa, in Canada lo scorso 20 ottobre, e via dicendo.

Non possiamo stare a guardare. Non più. Non possiamo permettere l’avanzata di questi martiri d’Allah. Serve reagire. Con forza, con decisione. Scovandoli ovunque si nascondano. Nelle moschee, nelle periferie. Dividere il buono, che nel mondo islamico è ancora maggioranza, dal cattivo. Mettere in moto i servizi segreti. Poi andare, se serve, nelle polveriere dove comanda l’Is, affiancando il popolo curdo a costo di una guerra sul campo. L’Occidente si deve unire per sconfiggere questo cancro che avanza, per creare un ordine mondiale nuovo. Una minaccia che riguarda tutti e che, se non presa in tempo, rischia di dilagare. Ma oggi è il tempo del silenzio e della preghiera. “Siamo tutti Charlie”.

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