Storia di una famiglia felicemente imperfetta

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di Carlo Prezzolini

E’ la voglia, anzi il bisogno di stare insieme per condividere idee, conoscenze, sogni, pezzi di strade ed esperienze che ha stimolato un gruppo di amici a ritrovarsi, due volte al mese, al Saragiolo (monte Amiata, ndr), nei locali dello “storico bar da Ugo”, babbo di Letizia Nucciotti. La “metodologia” si sta sperimentando ma ormai sembra consolidata: ci ritroviamo nel tardo pomeriggio, ci scambiamo alcune notizie, novità, avvenimenti personali, poi riflettiamo sull’argomento che avevamo proposto nell’incontro precedente. Dopo aver condiviso idee, riflessioni ed esperienze, piacevolmente condividiamo la cena, sempre varia e ricca di cibi portati dagli amici, spesso cucinati da noi. 

Nel primo appuntamento abbiamo riflettuto su possibili interessi comuni, nel successivo abbiamo discusso dell’ultimo libro di Letizia e poi ho proposto un mio video sul sistema dei centri storici dell’Amiata. Torneremo ad affrontare il tema dell’arte e della storia della Montagna, tratteremo della dimensione spirituale della nostra vita ma faremo anche esperienza di cucina, semplice e sana e collegata alla tradizione. Abbiamo previsto anche una ricerca sulle erbe medicinali e commestibili della nostra terra, e continuiamo a pensare a nuovi temi da approfondire.

Letizia è una cara amica molto sensibile alle tematiche dell’esperienza umana, all’ambiente e alla sua difesa e per l’appunto appassionata di cucina. Sul vasto campo della preparazione del cibo è particolarmente esperta, dopo anni di attività come cuoca al Cornacchino, un podere di una vecchia miniera trasformato in struttura di ospitalità. Ma la sua specificità è di saper unire nelle sue proposte culinarie, con grande sapienza, i ricordi di bambina, le ricette dei nonni, l’ esperienza di veterinaria, l’ amore particolare per la natura. Ne risulta un misto di storia, tradizione, ricerca ed ecologia.

Sulla cucina – mi viene da dire collegata alla vita quotidiana – ha scritto due libri per Stampa alternativa: L’Anti-chef e Avanzi popolo, che hanno avuto un particolare successo e l’hanno fatta conoscere da tanta gente, in tutto il Paese. Il suo ultimo lavoro, intitolato Io ci sarò. Storia di una famiglia felicemente imperfetta, uscito nell’autunno passato sempre per Stampa alternativa, è un libro particolare, intenso e complesso e al tempo stesso semplice e di una grande serenità. Ne abbiamo parlato nel gruppo con molta semplicità, senza relazioni o presentazioni ufficiali: ognuno di noi ha condiviso quello che pensava, che ha scoperto leggendo il testo, ritrovando tante analogie con esperienze e difficoltà personali.

Il volume parla della vita della famiglia di Letizia, composta da lei, dal marito Giulio e da due figli, Ezio e Bettina, ormai ventenni. Lo stimolo al racconto è la storia che ha ruotato intorno alla vita di Eziolino, come lo chiama con commozione, un bambino, oggi un ragazzo “speciale”, la cui storia, segnata da un parto difficile, è stata caratterizzata da importanti difficoltà di comunicazione con gli altri e da grande insicurezza. E’ una storia a tratti dolorosa, piena di difficoltà di accettazione della diversità del figlio, di timore dei giudizi della gente, di volontà di riconquista di una “normalità” che corrispondesse agli standard sociali. E’ una storia di errori, di delusioni profonde, di scontri con le istituzioni, di aspettative eccessive che poi portano a fallimenti, ma è soprattutto una storia di amore, di volontà e di costante autocritica.

Nel libro si intrecciano ricordi basati sulle riflessioni dell’oggi, dove si snoda una bella sapienza di vita stimolante e rassicurante, a pagine di diario che tolgono il respiro per la loro durezza e commozione, quasi drammaticità. E’ il cammino della vita di una famiglia che poi si scopre “felicemente imperfetta”, come recita il sottotitolo. E’ il cammino di una famiglia che resta unita anche nelle difficoltà e nel dolore, che riesce a trasformare in occasioni di grande crescita di amore, di grande crescita umana, di sapienza esistenziale. Crescita basata sullo scoprire un modo di vivere apparentemente semplice, quasi “banale” mi verrebbe da dire, ma che invece è l’orizzonte di una vita vera, serena nonostante i problemi che rimangono: accogliere la diversità e l’unicità delle persone come grande ricchezza.

Con questa scoperta cambia il modo di porsi di Letizia e Giulio verso il figlio: non aspettative impossibili, collegate alla frenesia della ricerca della “normalità”, che poi è una realtà indefinibile, ma stimoli, impegno, aspettative concrete, reali, che fanno sognare un futuro di vita vera, piena e… possibile per Ezio. La particolarità personale di Ezio riesce a diventare ricchezza per babbo e mamma, per la sorella, ma anche per i tanti amici, tra cui quelli della palestra di judo di Piancastagnaio e per i colleghi di lavoro dei negozi Coop di Piancastagnaio e di Abbadia San Salvatore.

Lo definirei un libro bello, impegnativo ed importante per tutti: prende per mano il lettore e lo stimola ad accogliere la propria “diversità”, le proprie specificità e caratteristiche e farne una ricchezza da condividere con gli altri. Penso che questo sia un approccio alla vita indispensabile: lo è sempre stato ma oggi non se ne può fare a meno, pena la decadenza inarrestabile della nostra società. La nostra è una società dove le differenze aumentano sempre più: di colore della pelle, di orientamento sessuale, di lingue, di religione, di valori e di aspettative di vita. Il futuro possibile è semplicemente accogliere queste diversità e farne ricchezza per noi e per tutta la società.

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