La carica dei consiglieri. Giacomo Gori, Luca Ventresca e Giacomo Viti

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elezioni-2013
Alle prossime elezioni non correranno soltanto i sindaci. Ci sarà una battaglia per entrare a far parte del Consiglio Comunale di Abbadia San Salvatore. Dodici candidati per il Centrosinistra, dodici per Abbadia Futura e dieci per Rifondazione Comunista e IDV; per un totale di trentaquattro candidati. Ma chi sono costoro e cosa intendono fare per migliorare il paese? Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati.
GIACOMO GORI
Perché hai deciso di candidarti?
La mia candidatura nasce come servizio per la comunità, libera da opportunismo e doppi fini, come dovrebbe essere, ed è, la vera politica. Ho maturato questa decisione perché credo che i giovani possano offrire alla comunità il periodo migliore della loro vita, impiegando al meglio tutto il tempo e la passione per il bene comune. Gli studi, prima, e il lavoro, poi, mi hanno avvicinato alla tutela e salvaguardia dell’ambiente, campo nel quale si concentra la mia esperienza e il mio impegno. La mia generazione vive questo periodo di crisi con determinazione, caparbietà e speranza. La mia volontà è quella di (ri)costruire un paese in cui la parola lavoro non sia solo un ricordo ma una realtà.
Cosa proponi per migliorare Abbadia?
Credo che una comunità come la nostra sia fortemente legata all’ambiente che la circonda, al Monte Amiata e a tutta la sua natura. Ed è da qui che dobbiamo ripartire. La tutela dell’ambiente sarà uno degli elementi trainanti della prossima amministrazione, con criteri di sostenibilità, che portino i nostri boschi a essere il centro di attività lavorative, turismo, sport e energie alternative. Con queste idee ho collaborato alla stesura del programma del centrosinistra partendo dalle idee dei cittadini espresse, durante Abbadia si accende!. Il mio impegno sarà rivolto, quindi, verso l’ambiente e il lavoro. La mia idea è che la montagna e i suoi boschi debbano tornare ad essere parte integrante ed attiva della comunità
LUCA VENTRESCA
Perché hai deciso di candidarti?
Sono nato ad Abbadia quasi 40 anni fa; non ho origini badenghe e mi sono sempre chiesto perché nutro tanto amore per questa terra. C’è qualcosa di magico che mi attrae e che mi fa vedere per Abbadia sempre il bicchiere mezzo pieno. Per questo credo di potermi definire Badengo DOC. Mi sono sempre dedicato al volontariato: cominciando, da ragazzo, come responsabile degli Scout fino a diventare vicepresidente della proloco del nostro paese, e facendo anche esperienze varie in altre associazioni sia sportive che culturali. Essendo cultore delle tradizioni ho sempre partecipato attivamente e con convinzione alla maggior parte delle feste e delle manifestazioni che ad Abbadia sono state organizzate. In particolare alla realizzazione delle fiaccole, come capo fiaccola, all’organizzazione della festa medioevale dalla quale è nato il progetto dei laboratori didattici legati alla produzione di carta e candele. Ho dedicato molte energie a questo paese e, quando ho conosciuto un solido gruppo di persone animate dal mio stesso spirito, ho pensato che era l’ora di dirottare queste forze verso un fine più grande: l’amministrazione di Abbadia. Ho un obiettivo da raggiungere: far apprezzare alle mie due figlie il loro paese almeno tanto quanto lo amo io e dare loro la possibilità di vivere dove sono nate.
Cosa proponi per migliorare Abbadia?
Sono laureato in matematica e questo mi porta a utilizzare un approccio razionale in ogni cosa che faccio. Ebbene in questo momento Abbadia ha bisogno di riorganizzarsi. Abbiamo fatto decine di incontri con le associazioni locali e i privati cittadini ed è emersa la conferma delle enormi potenzialità di cui disponiamo e della forte voglia di riscatto che tutti rivendicano, ma che in molti è inespressa. Il compito della prossima amministrazione è quello di mettere insieme queste potenzialità, ottimizzarle e risvegliare questo assopimento generale. Il confronto che abbiamo avuto con la gente mi ha confermato la necessità di mantenere questo approccio anche durante il periodo amministrativo: ascoltare i bisogni dei cittadini e dar loro delle risposte concrete è il vero compito degli amministratori. A tal fine sarà importante formare dei “tavoli” istituzionali, dai quali scaturiranno proposte e attraverso i quali sarà possibile dirottare le scelte amministrative, sempre con la consapevolezza delle risorse finanziarie disponibili per ogni settore. Sarà necessario informare costantemente i cittadini su quello che verrà fatto, renderli parte attiva nelle decisioni ed aggiornarli adeguatamente sullo stato di avanzamento dei vari progetti. Sicuramente il nostro paese può diventare mèta ideale per varie tipologie di turisti. Sarà quindi importante cominciare a lavorare, in questi tavoli, con il coinvolgimento delle tantissime realtà esistenti, al rilancio del settore sportivo, attraverso l’ammodernamento delle varie strutture sportive disponibili, una corretta gestione del territorio (per esempio della sentieristica) ed il mantenimento e/o l’organizzazione di eventi rilevanti, anche a livello nazionale, che la nostra terra e le associazioni locali sono in grado di ospitare e gestire.
GIACOMO VITI
Perché hai deciso di candidarti?
Ho deciso di candidarmi perché sento un forte debito di riconoscenza verso il paese che mi ha cresciuto e vorrei impegnarmi nel restituire qualcosa indietro in questo momento delicato. E il momento è delicato per i macro-eventi che costituiscono la situazione italiana ed europea, ma questi non possono che ripercuotersi a livello locale con smagliature nel tessuto sociale che di conseguenza portano allo sconforto e alla disgregazione comunitaria.
Cosa proponi per migliorare Abbadia?
Abbadia ha bisogno oggi di un cambio di passo sia a livello politico sia, soprattutto, a livello comunitario: l’odio e la rabbia che in questo periodo caratterizzano parte della proposta politica, devono essere sostituiti da un ritrovato spirito sociale, da un abbassamento del livello dello scontro e da una ritrovata serenità. Questo può portare il nuovo, a una comunità composta di cittadini solidali verso il proprio interno, come ad esempio nei confronti delle fasce e delle categorie considerabili più a rischio, e verso l’esterno, come nel caso del turismo e dei marchi aziendali. Per giungere a questo il compito dell’amministrazione comunale dovrà essere quello di attivare, tramite incentivi e facilitazioni a livello burocratico, quella fascia di popolazione più intraprendente, come ad esempio le associazioni culturali e sportive, i commercianti e i più giovani, passando così dall’ideologia immobilistica del sospetto, a quella certo più dinamica del fare.

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