FOTOGRAFIA, intervista a Marcello Forti: “Preferisco le persone con i ‘loro e i nostri difetti’, ma belle comunque da essere fotografate”

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di Viola Santelli

Oggi è possibile per tutti bloccare il tempo, immortalandolo con l’utilizzo di un telefono cellulare. Ma la fotografia è qualcosa di antico e artigianale che contempla antiche parole come “rullino” o “stampa fotografica”. Marcello Forti, di Abbadia San Salvatore, fotografo amatoriale dagli anni ’70, è un esempio di quanto detto. Le sue immagini, sempre evocative e interessanti, forniscono una testimonianza di come è cambiato il nostro territorio, il paese, le persone. La Postilla lo ha intervistato. Buona lettura.

Cosa ti suscita vedere gli scatti meno recenti?

Un tempo fermato in una foto, quell’attimo, quella luce, quei luoghi ormai impressionati e ricordati unicamente in un’immagine fotografica: una sorta di emozione.

Come è nata questa passione?

My beautiful pictureEra un modo di fare arte (credo tuttavia che non sia arte, solo alcune foto sono artistiche). Sono un ottimo osservatore ma con poca memoria e la fotografia ne compensa la mancanza.

Ogni fotografo ha una propensione a scegliere alcuni soggetti piuttosto che altri. Tu cosa prediligi? Perché?

Preferisco le persone con i “loro e i nostri  difetti”, ma belle comunque da essere fotografate. Il volto umano, l’uomo di tutti i giorni nel modo che lo circonda.

Pensi che fotografare sia una sorta di “diario intimo” di chi lo fa, o solo un modo per immortalare un momento?

Mi piace la definizione “diario Intimo”. Ognuno lascia qualcosa di sé fotografando. Se poi nel tempo diventa diario o storia, lo deve alla capacità di raccontare qualcosa o suscitare emozioni.

Se potessi scegliere, adesso, uno e un solo paesaggio da fotografare: quale sarebbe?

Un paesaggio urbano di una grande città  di mare.

Galleria immagini (alcune foto di Marcello Forti):

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