Disamina circostanziata della televiosione; periferie italiane d’America e neopuritanesimo

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A

di Giovanni Fabbrini

Come un fascio di luce verticale mi colpisce l’idea – il ricordo – dei film americani visti da ragazzino in salotto con tutta la famiglia. Uomini in camicia bianca, mogli premurose, figli adolescenti alle prese col rock, con la scuola, con l’immancabile domanda del figlio diciottenne da spedire a Harvard. Ciliegina sulla torta la Jeep nel pratino davanti alla veranda.

E noi eravamo lì in salotto, nella periferia della periferia, sottoposti alla voce del padrone – per non citare Battiato – all’immagine che viene dal centro, dalla capitale. Chissà se la mattina dopo ci saremmo alzati e avremmo fatto come i nostri idoli americani per spirito di imitazione. Il centro domina la periferia, la riempie di sogni e le trasmette quello che deve pensare. Elitismo radical unico antidoto al conformismo consumista degli anni novanta. Il rimedio all’americanizzazione sfrenata sembrava essere nell’ideologia anti consumista della sinistra intellettualmente ribelle, offesa e derisa anche dal gatto del vicino di casa tra un po’, ma realmente priva di alternative consistenti. Il termine radical chic è nato a Manhattan negli anni ‘70. Trattasi di una coppia borghese nell’atto di sponsorizzare le Black Panther con una cena, ripresa poi da un noto giornalista con un articolo che cominciava con sedici “m” . Elitismo radical: reazione made in Usa al male made in Usa.

Dicono che l’Italia dal dopoguerra sia una periferia dell’impero, anzi una colonia degli Stati Uniti; un po’ come la Corea del Sud. Siamo la Corea del Sud dell’Europa, una terra di confine, da tenere sott’occhio. Ancora gli americani quando vengono da noi si sorprendono di dominare così tanto i nostri media. Cosa c’è la sera nel film su Canale 5, immancabilmente americano? Ideologia universale del mondo, trionfo della vittoria della ragione e del diritto, celebrato tanto da Bush che da Clinton; etica protestante al massimo livello. Il bel puritanesimo semplice di cui erano intrisi i prodotti americani degli anni ’50 ormai nei media italiani di punta sta lasciando lentamente spazio alla frivolezza: chi non ha mai visto Desperate Housewives?

La merce di importazione pregiata o meno che viene da oltre oceano cambia di colore, istituzionalizza il frivolo e sollazza l’appetito ultra-passivo passando tramite lo schermo ultrapiatto del teledipendente italico: eppure se Rock Hudson aveva le sue perversioni lo stesso non dicasi del marito di Susan Mayer.

Come direbbe un professore di geo-politica, andiamo a farci l’ultima dose del derivato scaduto di ciò che rimane dell’imperialismo statunitense, prima che su Canale 5 compaiano le famiglie di Hong Kong alle prese con la lettera da spedire al rettore dell’ateneo di Shenzen.

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Commenti

2 commenti a “Disamina circostanziata della televiosione; periferie italiane d’America e neopuritanesimo”

  1. Lv

    Guarda non vedo l’ora che compaiano le famiglie di Hong Kong su canale 5! Il tutto aspettando con trepidazione il ritorno di ” Sgarbi Quotidiani”.

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