Reazione, progresso, destra e sinistra e lo scardinamento della Storia

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George Grosz - i pilastri della società_1926_0

di Giovanni Fabbrini

Notevole questione per l’uomo quella della visione della storia e di se stesso. La questione se andare indietro, avanti, avanti come; oppure se andare a tempo. Cercando sul web le definizioni di destra e sinistra si trovano cose incomplete, in qualche caso anche fuorvianti. La destra è identificata facilmente con la reazione e con un volontarismo politico che di conservatore ha ben poco. Il conservatore rischia invece di finire spesso a essere guardato con sospetto dai “coraggiosi”, come uno che tiene allo stato di fatto, una posizione che non è intrinsecamente propositiva.

L’assoluto nella storia è presente e l’individuo deve cercare di non alienarsi sfruttando la grazia che sgorga nel mondo dalle istituzioni presenti. O detto il altri termini, Dio è nella realtà, anche quotidiana, ma Dio non è la realtà quotidiana. Dio è definito con il verbo Essere; Lui stesso si presenta con le parole “Io sono colui che sono”(Es 3, 14-15 ). Dio è essenza pura, un oceano di essenza. Ma  Dio è anche amore. ”Egli è Colui che è, com’egli stesso ha rivelato a Mosè; e egli è Amore, come ci insegna l’Apostolo Giovanni: cosicché questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa realtà divina di colui, che ha voluto darsi a conoscere a noi, e che abitando in una luce inaccessibile è in se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata”. (Paolo VI, Credo del Popolo di Dio, 1968)

Essere per un uomo significa in primo luogo essere se stessi, tenendo lontana l’ipocrisia. Amare significa sicuramente anche non rifiutare la correzione; generalmente e normalmente si viene corretti da un’autorità che prima o poi tutti incontrano. L’autorità che porta la correzione deve però saper dare amore a sua volta e solo così può rendere l’uomo ancor più sé stesso, facendolo diventare veramente ciò che è. L’autorità dello spirito cattolico insegna in modo sapiente, è rigorosa ma non è né schiavista come la protestante né isterica come quella del paganesimo nazista. L’autorità cattolica sa dare il suo posto a ognuno senza considerare in modo uguale situazioni diverse né in modo diverso situazioni uguali. E allo stesso modo l’obbedienza cattolica non è l’obbedienza militare, di chi violenta la propria natura, la porta all’estremo o si compiace della propria frustrazione. L’obbedienza cattolica è un lasciarsi modellare dall’alto in modo sapiente, in armonia con la propria natura di uomini e non di animali.

Non è un caso che dal mondo protestante, pur con tutta la simpatia che può ispirare per via della disinvoltura e della responsabilizzazione dell’individuo, siano venuti un concetto disumano del tempo, da fabbrica fordista, un culto idolatra del corpo e un rispetto maniacale del denaro. Proprio perché ad una destrutturazione dell’autorità ecclesiastica ha fatto seguito la nascita di tutte le autorità mondane. L’autorità è necessaria perché per l’uomo essere sé stesso è un concetto che non si ferma alla mancanza di ipocrisia; un maiale che grugnisce è sé stesso, senza ipocrisia, di cui non è nemmeno capace. Ma l’uomo, ammettendo la possibilità di migliorarsi, si apre all’amore che lo modella dall’alto e, tramite l’obbedienza e l’umiltà, lascia lavorare la grazia e diventa così ancor più sé stesso, diventa chi davvero è.

Non è questione di conformarsi a una legge ma di non resistere alla grazia che normalmente si presenta nelle forme dell’autorità costituita fecondando l’uomo in un incontro che sa di verità. In questo senso il conservatore crede che per essere sé stessi, non come gli animali ma come gli uomini, basti non resistere alla grazia e rispettare normalmente l’autorità costituita. Vede nell’attacco a chi ricopre consolidate posizioni, soprattutto all’interno della Chiesa, una tentazione umana, una diffidenza pagana e un voler mettere le mani in un luogo sacro per profanarlo.

Il reazionario, un po’ come il progressista, è sempre pronto a mettere in discussione l’autorità perché la collega a un concetto di potere corrotto o deviato. Il modo in cui il ruffiano si sdraia per terra di fronte all’autorità, ne scimmiotta i comandi, lo rende troppo perplesso e non crede più nell’alchimia tra essere sé stessi e conoscere la grazia. In definitiva il reazionario e il progressista credono più nel dover essere che nel vivere l’essere, non rendendosi conto che le strutture attuali sono già pregne di essere, che basta vivere normalmente e credere per vivere Dio; lo sforzo di apertura al miglioramento è già presente in una natura normale e normalmente liberata dal battesimo. Che il comando volontario che tutti cercano dall’inizio dei tempi si è quasi sempre trasformato in un insuccesso, più di rado in una tirannide, questo è avvalorato dalla storia.

C’è davvero chi è pronto a scardinare la storia in modo così violento da volere una monarchia in America, dove non c’è mai stata, o una restaurazione medievale della teologia, sotto un pontificato che sembrerebbe vertere altrove. Il tempo scorre, il mondo cambia, ma per chi si vuole aprire all’amore non essendo traviato da un complesso di inferiorità disumano ci sarà sempre una realtà che non è alienazione né utopia. Se guardiamo come reagisce la gente a questo Papa e a questo segretario della CEI, vediamo bene la differenza tra il conservatore che rispetta, il reazionario che si fascia la testa e il progressista che ancora non è contento.

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Copertina: George Grosz – I pilastri della società, 1926

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