PIANCASTAGNAIO Il Palio delle certezze e delle smentite

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di Marco Conti

Borgo stravince senza discussioni, anche nelle strategie. Valter Pusceddu conquista il Palio a Piancastagnaio (finalmente), col suo Salvatore, che fa il bis. Tolti (quasi) tutti i sassolini dalle scarpe

Piancastagnaio. La Contrada di Borgo ha vinto il Palio con Valter Pusceddu su Salvatore. Una gara corsa per la prima volta il 19 di agosto, dopo il rinvio per motivi di ordine pubblico, dovuto all’oscurità del giorno prima, quando le quattro contendenti avevano più voglia di controllarsi che di partire. Forse era anche nel nome il segreto di questo Palio, il bellissimo Palio di Paolo Borghi. Un cognome così simile alla Contrada della Pinetina da farlo proprio; il tanto azzurro del cielo, del mantello della Madonna e del giallo attorno al suo bimbo, il Salvatore, proprio come il nome del purosangue che ha vinto; un cavallo protagonista del dipinto, come nello stemma della Contrada, e che sembra saltare e guardare l’Amiata e la Rocca Pianese, simbolo della rivale Castello.
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Un Palio dominato, dove la certezza dell’accoppiata più forte ha significato la vittoria. Una certezza che si accompagna alle molte smentite; che nelle strategie ha mostrato probabilmente la sua parte più avvincente. A intervistare giornalisti e amici senesi, il Palio di Piancastagnaio si conferma ricco di “evidenti strategie”, di lavoro importante dei Capitani e delle Dirigenze. E questo è certamente un merito, dove certezze e smentite si rincorrono, tra animi tesi per la speranza di vittoria, com’è giusto che sia. Poi il meccanismo, un po’ perverso e dispendioso, porta le Capitanerie a esporsi per tutto l’anno a situazioni sempre mutevoli, tra certezze e smentite, che fanno decidere cambi repentini nelle scelte e, a volte, negli obiettivi.

Una Contrada, Borgo, che vince con merito; un’accoppiata che non ha sbagliato nulla, un Pusceddu che “finalmente” si impone a Piancastagnaio. Finalmente perché Valter Pusceddu è persona certamente stimata e conosciuta (la sua prima presenza a Piancastagnaio fu in Voltaia, quando ne ero Priore, e ha corso quattro volte in Castello); un ragazzo divenuto uomo, allevatore e proprietario di ottimi e vincenti cavalli nella sua tenuta nelle campagne senesi. Un uomo, un professionista, monta certa a Siena e nei “Paliotti” di provincia. Una persona con cui da tempo non bisogna solamente parlare, ma anche ascoltare e condividerne le idee, divenute spesso consigli. Un uomo che rispetta gli accordi e che non teme coloro che “si mettono di mezzo”. Tra i canapi deciso e senza paura (vedi nerbate con l’avversaria Castello, montava Carlo Sanna dopo aver confermato, per poi smentire, la presenza di Francesco Caria), come in questo Palio di Piancastagnaio del “giorno dopo”, prepotente, vincente in ogni metro della corsa, contro tutti e tutto, quasi a pensare ai tanti anni senza mai vincere o senza aver ricevuto fiducia. Valter Pusceddu, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa e non lo ha nascosto con quegli ultimi due giri (un terzo della corsa), quando il suo purosangue Salvatore, in un “galoppo-canter”, portava alla vittoria la Contrada di Borgo, e lui, quasi non curante delle traiettorie, osservava il buon Giuseppe Zedde sempre tenuto a distanza e, soprattutto, felice, alzava e girava al cielo il nerbo e … (voto: 9).

Un buon Giuseppe Zedde (Coro), ho appena scritto, è una certezza. Pur non vincendo da anni, lo Zedde si dimostra certamente fantino affidabile, coraggioso e senza scrupoli nel contrastare l’avversaria (Voltaia), nel momento in cui lo ritiene opportuno per la propria (Coro). Non di più, ad oggi. Per come siamo stati abituati, una mossa non da lui, uscito quarto (ultimo), ma una prima curva da manuale quando col suo Salvadanaio, entrato buon ultimo, alla fine della stessa era già a nerbarsi con Silvano Mulas (Voltaia) per poi passarlo in pochi metri e, successivamente, in un continuo ostacolarsi fra i due, mentre Borgo galoppava con calma in testa, cercare di aggrapparsi al giubbino bianco-nero. Nulla di strano per quel che mi riguarda. Il Palio è, e deve essere Piancastagnaio_Palio_2015_Foto_anonimaanche questo, finché non si trascenda con le successive valutazioni su regole ancora, a parer mio, da migliorare. Ogni modo, il Coro ha fatto il suo Palio, ha inciso con la sua strategia sulla corsa e le scelte di altre Contrade, ben conscio che aveva dinanzi un muro ben solido da abbattere, ovvero, il “patto di non belligeranza” tra Borgo e Voltaia. Per quel che mi riguarda, un Palio perso, con qualche rimpianto ma ben condotto nei giorni e nelle ore precedenti anche se, alla fine, corso da solo contro tutti, vista l’assenza nella corsa della ricercata alleata (voto: 7).

Silvano Mulas, al termine della corsa giunto secondo (spunto d’orgoglio finale, inutile per la vittoria, per non farsi passare dalla rivale Coro), ha dimostrato il suo “voler bene” alla propria Contrada di Voltaia e il suo feeling con la pista di Piancastagnaio (ottima). Un Mulas che, forse, non si aspettava, da subito, un attacco alla prima curva dalla rivale, vista la distanza a proprio vantaggio dalla stessa, e le immediate nerbate, che, tra l’altro, gli hanno impedito la vista per alcune decine di metri con gli occhiali spostati dai colpi subiti e dati. Il suo Hulk, ha dimostrato tutta la sua affidabilità; un purosangue che ha nelle gambe la distanza di un percorso forse eccessivo (più di 1.600Piancastagnaio_Palio_2015--www.gabrieleforti.it__Z3B2614_640x427metri) per le caratteristiche di una pista più da ippodromo che da palio, frutto di scelte passate dal poco senso, quasi a voler smentire la nota ed invidiata, da molti, passione dei Pianesi. Mulas le ha prese, ma anche date (di meno). Il suo palio migliore, è probabilmente nelle fasi della mossa, una doppia mossa, quelle del 18 e del 19, quando nelle quasi due ore di “surplace” con l’avversaria Coro, ha mantenuto calma e freddezza, uscendo alla mossa valida con Borgo, con netto vantaggio rispetto alla rivale, conducendo per alcune decine di metri, per poi farsi superare, prima della curva, dalla contrada della Pinetina (voto: 6,5).

Accennavamo prima a Carlo Sanna, arrivato a Piancastagnaio tra il 17 e il 18, a sostituire Francesco Caria che, fino a quel momento era stato, certamente, presentato come la monta a cui  Castello, affidava il cavallo scelto (cambiato anch’esso, come certamente possibile, la sera della prova del 17). Castello ha fatto il suo gioco, si è “nascosta” (ai non vedenti), ha adottato la propria strategia, ha rispettato il Regolamento ed ha fatto bene. Dare smentite per poi dare certezze per poi smentirle di nuovo, è nel gioco delle parti, e lo abbiamo raccontato dandone egual spazio. Carlo Sanna, ha fatto il Palio che poteva fare; non provando mai la pista e il purosangue Buon Viaggio, che comunque la pista conosceva, poteva, almeno in parte, oggettivamente fare di più. Poteva e non poteva anche perché, Buon Viaggio, almeno il 19, non ha dimostrato le sue doti, compiendo di fatto e in ultima posizione, un solo giro al vero galoppo, per poi rallentare fino a fermarsi, tanto da essere doppiato dall’avversaria Borgo al palo d’arrivo. Un viaggio breve. Carlo Sanna, se l’è date di santa ragione tra i canapi col Pusceddu. Molti han parlato di regolamento di conti per le nerbate al Palio tra Montone (Sanna) ed il Nicchio (Pusceddu); io credo, invece, che Sanna abbia fatto il suo a Piancastagnaio con le nerbate prese (per primo) ma anche ridate (com’è logico che sia) all’avversaria per ostacolarlo alla mossa. Ha fatto anche il suo, con un cavallo che poco ha potuto dare, e che ci auguriamo non abbia subito conseguenze dalla corsa. (voto: da rivedere)

Una mossa durata un paio d’ore, distribuite in due serate, tra il 18 e il 19. Un evento eccezionale, ma accaduto, che non poteva certamente più di tanto rimescolare le carte (le alleanze), ma che Piancastagnaio_Palio_2015--www.gabrieleforti.it__Z3B2586_640x427poteva incidere sulle prestazioni di cavalli preparati per il giorno del Palio: il 18. Questo lo sanno i protagonisti del momento, i Capitani, i veterinari ed i fantini e non chi scrive, almeno a sentir dire esperti ventenni/trentenni ed esperte signore vogliose e sgrammaticate nel giudizio.
Renato Bircolotti, ha forse peccato, il 18, di eccessiva fiducia verso i fantini che han fatto il loro mestiere, e l’han fatto bene, rispettando tutti gli ordini delle Capitanerie. Il buon Bircolotti, di cui non provo e non riesco a pensare favoritismi per alcuno (attendo smentite), il giorno dopo s’è mostrato, come richiesto la sera prima un po’ da tutti: deciso e padrone del canape. Personalmente non credo l’aver ammonito tre Contrade su quattro (Borgo, Castello e Coro) sia stato l’unico motivo per dare la mossa. Credo invece che la situazione fisica e psicologica dei protagonisti (cavalli e fantini) abbia permesso la partenza, pur in una situazione dove due contrade su quattro, erano allineate al canape (Borgo e Voltaia) e le atre in posizione più arretrata. Tutte hanno accettato la mossa e questo ha il suo significato. Il mossiere Bircolotti, di cui non ne ho mai nascosta la stima che rinnovo, poteva far meglio. Ma questo è un discorso che vale per tutti, anche per chi non voleva partire e che, giustamente, faceva il suo. Il buon Renato, ha alzato la voce, ha richiamato e successivamente ammonito i fantini che, capita la manfrina ed anche il rischio che la prestazione calasse, si sono accontentai di com’erano e di dov’erano, per poi fiancare (voto 7).

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