Abbadia News-La Postilla vola in Europa. Seconda tappa: Parigi

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di Chiara de Franceschi

Parigi mordi e fuggi: breve soggiorno nella città più visitata al mondo. Arriviamo presto, il tempo di atterrare e cercare la casa che abbiamo affittato. Pranziamo nel pub sotto casa e subito ci dirigiamo verso la Cattedrale di Notre Dame, davvero magnifica, immensamente grande. Difficile da immaginare una vastità del genere: rosoni dipinti con colori accesi, luminosi, soffitti di cui non si vede la fine.

Continuiamo a camminare, stanchi ma carichi di adrenalina, vogliamo vedere tutto. Così troviamo in rapida successione Le Jardin De Luxembourg, La Sorbona, Place de la Concorde e infine, eccola; con uno splendido tramonto che ci fa da sfondo, arriviamo alla torre Eiffel. Che dire? Simbolo per eccellenza di Parigi, si dimostra all’altezza delle aspettative. Ci avviciniamo e respiriamo un’atmosfera magica, fatta di innamorati che scattano foto, un magnifico prato tutt’intorno, e la torre che ci sovrasta, illuminata e bella come non mai. Da bravi turisti ci lasciamo coinvolgere. Scattiamo foto a destra e a manca e dopo un’abbondante ora in fila indiana ci ritroviamo lassù, a vedere Parigi dall’alto che risplende nella notte. E di nuovo via, attraversando il Trocadero.

prpIl giorno seguente di nuovo alla scoperta, questa volta in metro (tra l’altro, davvero efficiente, in pochi minuti ti trovi ovunque). Prima tappa Champs Elysèe, meta agognata dai maniaci dello shopping e non solo. Ci lasciamo travolgere dalle mille vetrine che ci troviamo davanti, siamo spaesati, torniamo più volte indietro per entrare nel negozio che prima, presi dalla fretta, avevamo saltato: un magico Disney Shop, un enorme “Abercrombie and Fitch”, un “Louis Vuitton” a cinque piani, una “Tiffany” con più sicurezza che gioielli all’interno.

Nel pomeriggio ci dirigiamo a Père Lanchiase, cimitero immenso, dove, accanto alle tombe di “comuni mortali” troviamo le lapidi dei grandi; Chopin, Oscar Wilde, Jim Morrison, De Lacroix, Moliere. Non riusciamo a trovare quella di Maria Callas, che la guida indica proprio sotto i nostri piedi; troviamo infine, all’interno del colombario, precisamente al numero 16258, in mezzo alle ceneri di chissà quante altri defunti, un loculo che la ricorda.

Usciti dal cimitero, tappa a Rue Pigalle, aperitivo con vino e formaggi e immancabile foto davanti al magico mulino rosso.  Arriviamo a Montmartre, piccola, caratteristica, dove ci accolgono Crepes, Brasserie, festa della vendemmia parigina, e la maestosa Basilique du Sacré Cœur, che vediamo solo da lontano a causa della folla assiepata lungo le scale che portano all’ingresso. Ci lasciamo coinvolgere dalla festa, assaggiamo prodotti tipici e vino caldo, concordiamo sul fatto che ad Abbadia, almeno il vin brûlé, lo facciamo meglio.

Il giorno seguente il tempo non ci assiste, ci svegliamo con una pioggia leggera e fastidiosa; ma eravamo preparati e avevamo deciso di dedicare la giornata alla visita dei musei. Tappa obbligata quindi il Louvre, dove non paghiamo il biglietto perché minori di 25 anni ma ci troviamo davanti una bella coda prima di entrare. Una volta dentro, l’ammirazione per tutta l’arte che ci troviamo intorno stride un po’ con l’immensità del museo. Davvero troppo grande forse, sezioni e sezioni che sembrano non finire mai; proviamo a seguire il consiglio di sceglierne una e visitarla per bene. Va  detto che spesso per arrivare alla sezione scelta devi per forza passare in mezzo ad altre mille; per arrivare agli antichi egizi passiamo in rassegna pittori italiani, francesi, spagnoli, la parte dedicata agli etruschi, quella ai romani. Usciamo dopo 4 ore, chi prima, chi dopo, stanchi, confusi e con un pizzico di amarezza; forse nessuno di noi è riuscito ad apprezzare davvero la bellezza di questo museo.  I più temerari decidono di andare al Musee d’Orsay, ma lo trovano chiuso. Si chiude quindi così la nostra giornata dedicata ai musei parigini.

museo-del-louvre_v9gqb.T0Usciamo per la cena, la guida ci consiglia un ristorante piccolo e nascosto “Pan, vin et fromage”  dove ci riservano una sorta di caverna per mangiare, e ci fanno mangiare davvero. Dopo giorni di fast food e panini mangiati in fretta, finalmente assaggiamo la cucina locale, davvero deliziosa. Soggiorno breve, di appena tre giorni, toccata e fuga, forse nemmeno il tempo di ambientarci… Ma soddisfatti della gran quantità di cose viste. Andare o non andare quindi? Possiamo inserire Parigi nella lista dei luoghi da vedere almeno una volta nella vita?

Parigi è sicuramente una città cara, dove un bicchiere di vino non costa meno di 5 euro e una bottiglietta d’acqua non meno di 2. Ma siamo a Parigi, lo avevamo messo in conto, non ci lasciamo scoraggiare dai prezzi alti. E i francesi? Beh sicuramente non simpatici, o quantomeno poco collaborativi. Si dimostrano disponibili soltanto se parli francese, non parlano o non vogliono parlare inglese; ma il francese è intuitivo, e alla fine, nonostante una conoscenza scolastica, riusciamo a cavarcela.

Per concludere: Parigi è una città da vedere, da assaporare, da vivere ed esplorare, in tutte le sue viuzze, in tutte le sue brasserie, in tutta la cultura che ha da offrire (anche se in gran parte, ahimè, nostra!).

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Copertina: im (foto 1,2), Parigi, gennaio 2014

 

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