Vaticanista. Josemaria Escrivà e la disamina del Cammino

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di Giovanni Fabbrini

Classico dello spirito, bibbia moderna, chiamatelo come volete. Esce per la prima volta nel 1934 il capolavoro di Josemaria Escrivà, in una Spagna dilaniata dalle divisioni tra monarchici e repubblicani. Il Cammino, questo il titolo del libro, poi tradotto in 44 lingue e pubblicato in 368 edizioni da sparpagliare in tutto il mondo. Si tratta di un mega campionario di aforismi che consigliano, dirigono e spingono l’uomo nella sua vita quotidiana e in parte anche più direttamente spirituale. Ma chi si aspetta grandi ragionamenti rimarrà spaesato. Troverà aforismi lapidari, di pura pietra.

Da leggere tutto d’un fiato, o un punto ogni tanto. E’ un libro che segna. Si comincia con frasi ambiziose, che non sorprendono “Fa che la tua non sia una vita sterile. Sii utile...” – “Volontà, energia, esempio: altrimenti Cisernos non sarebbe stato Cisernos…”. Poi si ingranano le marce alte con l’invito a “cercare la pace in mezzo alla tribolazione” e a essere grato di “quel santo aborrimento che senti di te stesso“. Il marchio di fabbrica è comunque lo spirito mortificatorio. In qualche modo la mortificazione funziona come il disinfettante nelle ferite. Quante volte evitiamo le persone che ci danno fastidio, malediciamo i superiori quando sono molesti e grossolani. Vogliamo insomma fuggire il dovere e ci costruiamo dei doveri a nostra misura, che fanno comodo a noi, ci danno di che lavorare e di che lamentarci, ma non ci perfezionano. Lasciamo così delle zone d’ombra nel nostro destino.

Il concetto dell’offrire la fatica e il dolore è talmente insito nelle anime di criterio che tanti non cattolici lo praticano offrendo il loro lavoro al professore o al superiore; molto spesso anche usando il lavoro come mezzo per mettere ordine nella loro vita, per sentirsi a posto, per scacciare il maligno. Certo, non è un libro adatto ai permalosi. Alcuni punti lo dimostrano bene: “...cerca la gioia nel disprezzo, ne riceverai comunque meno di quanto ne meriti“. O anche “Ti affanni ad essere mondano...” – “Non mi spiego come puoi condurre codesta vita di ozioso inutile e chiamarti cristiano...” – “Sei curioso e impiccione, pettegolo e ficcanaso…”.

Si parla poi con orgoglio di grandi personaggi della storia clericale e militare spagnola. Bellissimo il canto degli ufficiali di Madrid “Corazones partidos yo no los quiero, cuando doy el mìo, lo doy entero“. Un libro che dà insomma sorprese forti; come forte è il richiamo a Socrate con il “conosci te stesso” e perché no a Confucio “essere molto esigenti con sé stessi e poco non con gli altri, così si tiene lontana ogni animosità“.

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Copertina: Josemaria Escrivà (al centro, fondatore dell’Opus Dei)

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