Emozioni e nostalgia per la pagina Facebook del “vero badengo”

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Credo sia accaduto dentro ogni casa. Lo stesso identico effetto a catena dilagante e inarrestabile. Il ricordo che richiama un altro ricordo e un altro ancora. La mente che fatica ad arrestarsi. Lo stesso risultato sì, della serie “devo smettere di leggere ora, ma non ce la faccio questa è l’ultima cosa che scrivo, però aspetta c’è anche questa…”

Da giorni nessuno riesce più a schiodarsi dallo schermo del pc. Nessun badengo almeno. E la faccia potrei scommettere che assume la stessa espressione per tutti. Un sorrisino a mezza bocca quasi inebetito che si trasforma in risata o in occhi lucidi, a seconda del momento. Perché è questo il bello. Il momento. Aprire Facebook e incappare nella pagina Sei un vero badengo se…  è  stato come aprire i serramenti di una diga, nella mente dei ricordi di ogni persona che ci si è imbattuta. E con i ricordi non si scherza. Quelli tengono in vita e addolciscono il tutto. Quelli aiutano. Così è capitato che ognuno ha iniziato a raccontare qualcosa, una storia, un aneddoto, a scrivere il proverbio dell’infanzia, quello che magari ripeteva sempre il nonno, a citare luoghi e persone. Alla fine ci siamo trovati tutti lì, ad Abbadia.

L’Abbadia degli anni ‘60, o l’Abbadia degli anni ‘80 o dei giorni nostri, è uguale. Stavolta non cambia. Ci siamo resi improvvisamente conto che certe storie restano, ce l’abbiamo dentro senza sapere come a volte le tradizioni radicate siano ancora qui, che i soprannomi si tramandano di generazioni insieme ai proverbi e ai modi di dire, che alla fine questi ricordi siano per tutti la stessa cosa. Un po’ come tornare a casa. Finalmente è stato creato un posto dove poter scrivere senza aver paura di essere giudicati, proprio lì in quel campo dove i cecchini del giudizio non aspettano altro che questo: giudicare qualcuno che scrive qualcosa di “sbagliato”.

Il bello di questi giorni è stato vedere la complicità e la meraviglia con cui la pagina è stata accolta, la condivisione e l’intimità, come se a raccontare certi episodi fossimo tutti intorno al camino con un bicchiere di vino e du’ castagne. Finalmente un luogo dove tutti si ritrovano compagni, amici, conoscenti o comunque pur sempre compaesani, con in mente i soliti posti, le solite persone che scaturiscono emozioni diverse ma che fanno parte del cuore.

La grande idea di aprire questa pagina, iniziare a scriverci e continuare a farlo anche soltanto leggerne le righe fa bene a chiunque. Sta diventando qualcosa di importante giorno dopo giorno, qualcosa che va oltre il semplice scrivere certe memorie per puro piacere personale. Sta diventando un vero modo di tramandare ai giovani. I badenghi arricchiscono la pagina con parole e foto d’epoca bellissime da guardare e da far vedere.

Su questa pagina non si nota più il solo egoismo di parlare e parlare, ma una vera e propria trasformazione nell’usare questo mezzo di comunicazione che è il social network, potenzialmente anche “pericoloso” e a volte difficile da interpretare. La partecipazione dei giovani denota la voglia da parte di questi di scoprire cose nuove, di capire le origini, di sapere da dove parte la vita e la cultura di questo territorio. Sottolinea la voglia di imparare vecchi detti, di condividere col genitore chiedendogli di spiegargli bene chi è quel tizio con quel buffo soprannome o con quella strana abitudine; o col nonno: chiedendogli di raccontarci più dettagliatamente questo o quell’aneddoto.

Non andrebbero mai perse le tracce delle nostre origini, dovremmo essere in grado di tramandarle ancora e ancora, perché è solo conoscendole che possiamo davvero apprezzare questi luoghi che a volte, seppur familiari, ci restano ostili, e sembrano non rispecchiarci più. Questi singolari momenti che si creano dentro le mura domestiche con i nostri cari vanno custoditi e apprezzati. Tenuti stretti. I momenti di unione ci aiutano a farci di nuovo capire che abitiamo questo paese. Anche se da anni siamo lontani resta comunque la nostra terra. Attimi di condivisione dove ci si scopre di nuovo cittadini di questa piccola cittadella, della montagna. Che ci piaccia o no rimane il nostro paese da amare, rispettare e tramandare. Silvia Savelli

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