La Postilla vola in Germania. Settima tappa: Campo di concentramento di Sachsenhausen

Print Friendly, PDF & Email

20150131_113947

—P—

di Chiara de Franceschi

Conosciamo moltissimo sulla Shoah; testimonianze, libri, campi che possono essere visitati. Ma forse conoscere non basta; tutto ciò che sappiamo, a cui siamo preparati, si sgretola visitando in prima persona quei luoghi dell’orrore. Sachsenhausen fu uno dei primi campi a essere costruito.  Già attivo nel 1936, fu uno dei più grandi in Germania, voluto e progettato da Himmler (capo delle SS) in persona.

La sua forma a triangolo equilatero, esempio del rigore nazista, permette di vedere il campo nella sua interezza, offrendo una visuale strana, che comunica un senso di spaesamento. Mano a mano che cammini la tua sicurezza vacilla, quello che sai e a cui eri preparata non basta più. Baracche. Tavole di compensato a formare letti. Servizi igienici praticamente nulli, c’è una stanza in cui tutti dovevano lavarsi nello stesso momento; e dovevano fare in fretta, alle 5 scattava l’appello. Tutti dovevano essere nel grande cortile interno, anche i morti, trascinati lì dai loro compagni ancora vivi. Uomini ridotti a numeri. Se qualcuno non rispondeva all’appello, nessuno poteva muoversi finché l’assente non veniva trovato, vivo o morto che fosse.

Un cortile in cui i prigionieri passavano giornate correndo, per testare la resistenza delle suole prodotte da un’industria tedesca. La prigione, circondata da un muro cui a volte venivano letteralmente appesi  gli internati. Torture gratuite. Esperimenti medici. Un bimbo cui era stato iniettato il virus dell’epatite, soltanto per vedere come avrebbe reagito il suo fegato. Infermerie dell’orrore. Forni crematori, camere a gas. E il freddo. Cammini tranquilla con il tuo cappotto invernale, i tuoi scarponcini per la neve, il tuo cappello, i tuoi guanti.  E pensi a quanto quegli esseri umani possano aver sofferto il freddo, con indosso le loro uniformi a righe e un paio di zoccoli.

L’audioguida ci ricorda la marcia della morte con cui, a partire dal 1945, i nazisti costrinsero migliaia di persone ad abbondare i campi per dirigersi verso Nord, nell’ultima, inutile, speranza di non permettere a nessuno di conoscere ciò che in quei campi era successo. Nessun internato doveva cadere vivo nelle mani degli Alleati. E tantissimi infatti morirono, durante quelle folli marce; chi non teneva il passo veniva ucciso. Il campo sarà poi occupato dai sovietici: fino al 1950, vi saranno internati prigionieri nazisti, con l’illusione forse di restituire loro il favore. “Erano dei folli”, questo è quello che viene naturale pensare. Forse sarebbe la spiegazione più semplice; un folle che ha trovato una fedele schiera di seguaci e ha deciso di sterminare popoli interi.

Ma non è e non può essere tutto qui.  Quella dei nazisti fu una follia lucida, organizzata in ogni minimo dettaglio. Fu la follia di chi credeva davvero in quel progetto, in quel Terzo Reich che avrebbe fatto della Germania una potenza mondiale. E allora quale spiegazione possiamo trovare alla Shoah? Forse una spiegazione non c’è. Forse a volte i “perché” non sono la cosa fondamentale da trovare. Forse dobbiamo soltanto continuare a conoscere, a documentarci, a non perdere la memoria di ciò che è stato. Perché è attraverso la memoria che possiamo conoscere. “Meditate che questo è stato”. Meditate che intere generazioni sono state sterminate, che troppe persone hanno vissuto un’esperienza che non potremo mai comprendere fino in fondo. Mediate, conoscete, perché soltanto conoscendo possiamo impegnarci affinché un orrore del genere non si ripeta più.

Galleria immagini:

Articoli correlati: La Postilla vola in Europa. Sesta tappa: Berlino - Giornata del Ricordo, la vergogna delle foibe: “Hanno chiuso le chiese e dato fuoco all’anagrafe, volevano annullarci fisicamente” - Gli italiani dimenticati: la tragedia delle foibe e il racconto degli esuli - E’ tornato il comunismo! Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tze Tung! - Rai, Giornata della Memoria: programmazione dedicata al genocidio degli ebrei - Charlie Hebdo. Dichiarazione di guerra all’Occidente. E’ tempo di reagire 

Video correlato: Francesco Guccini – Auschwitz

Copertina/galleria immagini: CdF

Lascia un commento

XHTML: Puoi usare questi tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>