Intervista al campione del mondo Vinciarelli: “Scopo di questi concorsi è crescere professionalmente e farsi conoscere a livello mondiale”

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di Chiara de Franceschi

Abbiamo intervistato Rossano Vinciarelli, fresco vincitore del Culinary World Cup, svoltosi in Lussemburgo dal 22 al 26 novembre. La vittoria è arrivata grazie a una riproduzione della celebre corsa Mille Miglia, che ha permesso al pasticcere amiatino di ottenere il massimo punteggio dalla giuria.

Ciao Rossano e complimenti! Cosa si prova a essere il più bravo del mondo? 

Innanzitutto vincere la coppa del mondo non significa essere il più bravo del mondo; qualsiasi pasticcere nel suo piccolo può essere il più bravo. Questi concorsi servono a crescere a livello professionale, acquisire nuove tecniche e farsi conoscere a livello mondiale.

Come è nata la passione per la pasticceria?           

All’inizio era un lavoro come un altro. Ho iniziato giovanissimo, all’età di 15 anni; poi con il tempo ho iniziato a frequentare corsi con grandi maestri.  Successivamente,  accanto alla voglia di crescere professionalmente è nata anche la passione.

Cosa ne pensi dei numerosi reality sul mondo della cucina cui assistiamo tutti in giorni in tv? Parteciperesti mai a uno di essi?

Non parteciperei mai, è qualcosa che non fa parte del mio carattere. Oltre a essere tutti uguali, credo servano solo a umiliare e sminuire i concorrenti.

Quali consigli daresti a chi volesse intraprendere il tuo percorso?

Il mio è un mestiere che dà grandi soddisfazioni ma al tempo stesso è molto duro e impegnativo. La prima cosa che deve mettere in conto, chiunque voglia seguire questa strada, è il fatto di dover fare tanti sacrifici; bisogna essere pronti a tante rinunce e a tanti anni d’esperienza. Io  mando avanti la mia pasticceria da 27 anni!

Sei soddisfatto dei risultati ottenuti? Ci sono altri obiettivi che vorresti raggiungere?

Sicuramente la soddisfazione è grande, anche se una coppa del mondo non ti cambia la vita. In questo momento punto penso a mandare avanti la mia attività… Poi chissà?

Sei originario di Piancastagnaio, ma la tua attività è presente e riscuote grande successo anche ad Abbadia. Ecco la domanda fatidica: ti senti più pianese o più badengo?

Sono nato a Piancastagnaio ma mi sono trasferito ad Abbadia quando avevo 3 anni. Pur non dimenticando le mie origini… Mi sono sempre considerato badengo!

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Foto/copertina: Gabriele Forti

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