Approfondimenti botanici: aprile, il mese dei fiori gialli

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di Beatrice Ramirez

Nel mese di aprile i prati e i boschi si accendono dei fiori gialli dei ranuncoli, proprio come ci mostra Eugene Grasset nella sua bella illustrazione relativa a questo mese (vedi sotto). Questa erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle ranuncolacee, ha origini orientali e fu introdotta in Europa dai Crociati; si è quindi naturalizzata e se ne conoscono circa centro varietà allo stato selvatico, terrestri e palustri, con  stelo eretto o strisciante.

Il loro nome (ranunculus), tradotto dal greco, significa  piccola rana, proprio perché molte specie di questa pianticella prediligono ambienti umidi, come ad esempio il ranuncolo “scellerato”, dai fiori dal colore giallo pallido, che deve il suo nome alla sua alta tossicità. Tutti i ranuncoli, a eccezione del “ficaria”, o favagello, commestibile prima della grasset_avril0fioritura, sono velenosi e caustici al contatto. Il succo spremuto dalle parti della pianta fresca contiene anemonina, ranuncolina e ranuncololo provoca, per ingestione, svenimenti, crampi, vertigini e alterazioni del ritmo cardiaco e circolatorio. La sua  tossicità è molto alta da maggio ad agosto e svanisce una volta che la pianta è secca. È inoltre caustica per sfregamento, tanto che i mendicanti, strofinandosi le foglie sulla pelle, si procuravano piaghe e ferite  per suscitare la misericordia dei passanti.

Il ranuncolo scellerato è stato usato anche nel trattamento della sciatica per le sue proprietà rubefacenti (capacità  di richiamare il sangue negli strati superficiali, causando una leggera irritazione, per alleggerire  una infiammazione profonda). A Cassano d’Adda, paese dell’hinterland milanese, nella prima metà  dell’800 fu fondata, da Clotilde  Lecchi, una casa di cura:  La casa della Sciatica, la cui specialità era appunto la cura di questa dolorosa nevralgia. Detta clinica  divenne famosa in tutto il territorio nazionale e vide pazienti illustri, come Don Bosco o il professor Rizzoli di Bologna. La clinica proseguì  la sua attività  fino alla seconda guerra mondiale e la ricetta dell’impiastro curativo è  andata perduta nel 1970, con la morte della signora Locatelli, ultima depositaria della formula di questo rimedio miracoloso. Il  ranuncolo, nella tradizione cattolica, è legato alla figura della Madonna, tanto che durante la settimana santa, gli altari a lei dedicati, venivano adornati con i suoi fiori luminosi. Una leggenda narra infatti che Gesù,  trasformò le stelle nei fiori del ranuncolo per farne dono alla Madonna.

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